Vivremo in un futuro di plastica?
A leggere le recenti notizie di cronaca nazionale ed internazionale, forse no.
Ad esempio, a partire dallo scorso agosto, all’interno del San Francisco International Airport sono bandite le bottigliette d’acqua in plastica, e potranno essere vendute solo quelle in vetro, alluminio riciclato o materiali compostabili certificati. L’iniziativa è parte integrante di una strategia che punta per il 2021 ad eliminare completamente la produzione all’interno dell’aeroporto di “rifiuti non riciclabili”.
Stessa scelta fatta ad esempio da decine di spiagge italiane che questa estate hanno scelto di dire “addio alla plastica” vietando la vendita e la distribuzione di bicchieri, piatti e cannucce monouso e di altri prodotti di plastica non compostabile o biodegradabile.
Ma possono queste iniziative occasionali e isolate, anche se lodevoli, scongiurare un futuro fatto di polietilene?
Per arrivare ad avere una risposta affermativa, un ruolo importante lo dovranno giocare le aziende private e le loro scelte strategiche da qui ai prossimi anni.
Scegliendo ad esempio di utilizzare sempre meno plastica non riciclabile e aderendo ad un modello di economia circolare e sostenibile: orientandosi verso le bioplastiche o altri materiali ecocompatibili e biodegradabili per il packaging, non solo per adeguarsi alle sempre più stringenti normative ambientali, ma per una reale senso di responsabilità sociale.
L’Italia in questo specifico frangente è, fortunatamente, tra i paesi più avanzati e le sue aziende non sono da meno.
E proprio in Italia, a Rimini dal 5 all’8 novembre, si terrà il 23° Convegno Ecomondo dove si parlerà di sviluppo industriale sostenibile e packaging ecologico.
Sono infatti sempre più numerose le aziende che prestano maggiore attenzione all’economia circolare e alla sostenibilità ambientale nella propria filiera del packaging con materiali biodegradabili per il confezionamento nell’industria alimentare, bio-cartone ondulato e bio-plastiche per la cellophanatura.
Campo, quest’ultimo, dove eccelle Addressvitt. Che, in virtù della sua attenzione allo sviluppo sostenibile, ha scelto di proporre ai propri clienti la cellophanatura plastic free con film biodegradabile: soluzione che per ogni 100.000 riviste confezionate, fa risparmiare una quantità di plastica non biodegradabile equivalente a 16.000 bottigliette da mezzo litro, senza per questo intaccare in nessun modo la resistenza allo strappo e la tenuta della saldatura, che sono addirittura superiori al vecchio polietilene.
Tornando quindi alla domanda iniziale, “vivremo in un futuro di plastica?”, la risposta migliore è quella che noi stessi, come singoli o come aziende, potremo dare con le nostre scelte e le nostre decisioni quotidiane.
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